“Il diavolo nel cassetto” di Paolo Maurensig

Buona sera e ben ritrovati, lettori.
Torno oggi a scrivere sul blog un nuovo post su Paolo Maurensig, il raffinatissimo scrittore81CVyl0aBJL friulano che merita sicuramente attenzione da parte degli appassionati di letteratura.
Il romanzo di cui voglio parlarvi oggi è il suo ultimo lavoro che è uscito lo scorso gennaio, pubblicato dalla casa editrice Einaudi: Il diavolo nel cassetto.
Anche questa volta, come per Canone inverso, ci troviamo di fronte ad un romanzo breve, o ad un racconto lungo (fate un po’ voi) che conta circa 120 pagine, e torna di nuovo la complicata struttura che vede la differenziazione di tre piani narrativi. Probabilmente questa formula a scatole cinesi è molto cara all’autore tanto da essere diventata una caratteristica del suo stile narrativo.
Il pretesto per dare il via al racconto è il classico ritrovamento di un manoscritto anonimo: espediente narrativo che ha accompagnato la storia della letteratura sin dagli albori, ma che funziona sempre benissimo.
All’interno del manoscritto è riportata la storia che un aspirante scrittore aveva ascoltato anni prima da un tal padre Cornelius, e tale racconto fu così terribile e angosciante che lo scrittore non poté più sopportarne il peso, e decise di metterlo su carta per alleggerire il proprio animo.
Maurensig è uno scrittore molto diretto e non si perde in temporeggiamenti introduttivi: scaraventa subito il lettore all’interno dell’atmosfera del romanzo e lo trascina, pagina dopo pagina, in un appassionante ed intrigante viaggio dal ritmo crescente che culmina in un finale a sorpresa.
Ma la bellezza e la particolarità di questo romanzo si trovano in due elementi che costituiscono le “colonne portanti” della storia.
Iniziamo con l’elemento che mi ha affascinato di più: le volpi.

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I colori di questo romanzo ruotano tutti intorno ad un continuo contrasto tra il nero della notte del bosco che circonda il paesino svizzero che fa da palcoscenico alla vicenda, ed il rosso del pelo delle volpi affette da rabbia silvestre e del sangue delle loro vittime.
Maurensig recupera la superstizione medievale che vedeva nella volpe un animale demoniaco.
Questa antica credenza si basa essenzialmente sul comportamento della volpe affamata che, non trovando cibo intorno a sé, va  a cercare un luogo dove ci sia della terra rossa e vi si rotola per sembrare insanguinata. Poi si getta a terra e resta immobile, come se fosse morta, trattiene il fiato e si gonfia. Gli uccelli, allora, che la vedono giacere gonfia, rossa di sangue, senza respiro e con la lingua di fuori, credendola morta, si avvicinano alla sua bocca; ed in quel momento la volpe, veloce quanto astuta, li afferra e li divora.
Un animale che sopravvive ingannando le sue prede, dunque, proprio come fa il diavolo.
La credenza popolare associa alla volpe tutte quelle persone che ne imitano il comportamento, come i peccatori della carne, i lussuriosi, i bugiardi, i ladri, gli idolatri e gli assassini.
Potete quindi immaginare che tipo di personaggi ha costruito Maurensig per questo romanzo.
faustgoetheL’altro tema ricorrente è Goethe, il poeta tedesco che divenne uno dei più grandi d’Europa.
Difatti si dice che nel paese in cui si svolge la storia, una notte vi abbia soggiornato il poeta, in seguito ad un incidente che causò la rottura di una delle ruote della carrozza sulla quale viaggiava.
Questo fatto è diventato il vanto del paese, i cui abitanti sono stati colti da un’inarrestabile vena letteraria e dalla velleitaria aspirazione a vedere i propri elaborati pubblicati da un’importante casa editrice.
Tutti vogliono essere ricordati per le proprie spiccate doti letterarie, ma cosa succede alla letteratura quando gli scrittori superano di gran lunga il numero dei lettori?

Ormai la grande letteratura finisce per misurarsi con il chiacchiericcio da strada, le voci più pure vengono sommerse come il canto di un bambino in mezzo al frastuono di un mercato rionale. La causa di tutto questo è la paura dell’indifferenza. Guai a essere giudicati indegni dell’attenzione altrui.

E’ qui che si trova il fulcro del messaggio che Maurensig vuole darci:

Più alto è il numero delle persone che si dedicano alla stessa attività creativa, tanto più questa decade. O forse, invertendo i termini dell’enunciato: Quanto più un’arte decade, tanto maggiore è il numero delle persone che vi si dedicano.

Il diavolo nel cassetto è una critica sociale travestita magistralmente da favola antica, come quelle che si raccontano da centinaia di anni; un romanzo che unisce tradizione e contemporaneità solo come i grandi maestri della narrativa sanno fare.

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3 pensieri su ““Il diavolo nel cassetto” di Paolo Maurensig

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